"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto."
Italo Calvino - Se una notte d'inverno un viaggiatore

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6 gennaio 2013

Insormontabili problemi di scrittura

Ok, questo è il primo post dell'anno nuovo, evviva evviva.
Non starò a tediarvi sulle viarie peripezie che hanno distinto questo principio di 2013 (sono stata ammalata nell'unica settimana di ferie che avevo e domani ricomincio a lavorare. Basta?), ma oggi ho deciso di concentrarmi su un problema che mi affligge.
Da tempo pensavo che l'immagine che uso come profile pic di questo blog non fosse del tutto soddisfacente. Ok, erano conchiglie e io amo il mare da morire. Erano conchigliette che avevo raccolto in riviera quest'estate e che avevo fotografato in giardino una volta tornata a casa. Era anche una bella foto, ma non mi rappresentava al massimo. Cioè, non rappresentava lo spirito di questo blog. Quindi oggi, invece di dedicarmi al pisolino post pranzo, ho meditato. Qual'era l'unica cosa che poteva davvero rappresentare questo posto? Bum, idea. Ho setacciato camera mia e ho tirato fuori buona parte dei quaderni, moleskine e agendine che compulsivamente compro e su cui di norma scrivo. Una composizione carina, una foto (cioè una quindicina di scatti prima di trovare quello giusto), un filtro che desse l'effetto desiderato, et voilà.
Poi le ho rimesse al loro posto.
Una nel cassetto del comò, due nel cassetto del comodino vicino al letto, una nella borsa, una nella libreria. Le ho rimesse in ordine non prima di sfogliarle.
E qui, la disperazione.
Sono piene di stronzate. Insomma, io non scrivo. Io mi sfogo e basta. Non c'è nulla che non parli di me o di quello che mi capita e mi circonda. Sono una stupida egocentrica. Pagine di cazzate, di diario da adolescente. 
Mi odio per questo!
Dove sono finiti i racconti che scrivevo una volta? Dov'è finita la fantasia?
Ho aperto tutti i cassetti, tutte le ante dell'armadio, persino quella scatola dei ricordi che ho sepolto sotto i vestiti in cui conservo parte della mia adolescenza sotto forma di scritti, disegni e strani oggetti. Nulla. 
Scrivo scrivo scrivo, da anni, da secoli mi pare. Compro penne matite gomme blocchi quadernini quadernetti quadernoni da 26 anni e non ci ho mai scritto sopra nulla.
Vivo da sempre nell'illusione di poter combinare qualcosa con le parole quando in realtà ormai sono capace solamente di prendere quello che ho dentro, travasarlo su un foglio e in qualche modo combinare il disastro: renderlo ancora più intimo e illeggibile.
Da sempre uso la scrittura a fini terapeutici, per aiutarmi, per mettere nero su bianco quello che vortica veloce nella mia testa e vederlo disteso, in bella grafia, su un foglio bianco. 
Chi ha paura dell'acqua prende coraggio e va al mare. Chi ha paura di quello che ha dentro, scrive.
Quindi mi chiedo: chi usa la scrittura come terapia, può davvero sperare di combinarci mai qualcosa? I malesseri, i dissidi e i mille dubbi che riverso su carta, mi porteranno mai da qualche parte? Saranno utili solo a sistemare il caos nella mia testa o potranno mai interessare a qualcun'altro? 
Come fanno gli scrittori? 
Chi sono gli scrittori?
Sono persone equilibrate, con un'ordine mentale invidiabile? Con il cervello organizzato in scaffali e cassettiere dove mettere i pensieri?
O sono anche loro persone mentalmente caotiche, composte da mille pensieri che neanche si somigliano tra loro che schizzano impazziti come lucciole in un barattolo (da sempre è così che immagino la mia testa)?
Insomma, il romanzo della vita può essere composto da quelle stesse stupide righe che imbrattano le mie moleskine o deve arrivare dopo un complesso lavoro di sistemazione interiore?
Una mente caotica è ciò che nutre la scrittura o è ciò che la distrugge?


5 commenti:

  1. Uguale anche io. Non è che scriva chissà che, solo che in ogni cosa che scrivo lascio un piccolo pezzo molto privato di me. Non ho mai fatto leggere nulla a nessuno di quello che scrivo nei miei fogli perché sono cose che io per prima devo elaborare e decifrare.
    Invece è da tanto ormai che sento dentro la spinta verso qualcosa di scritto per gli altri. Che certamente non sarà il romanzo del secolo, ma qualcosa di mio, il frutto della mia mente aldilà del personale che posso condividere con gli altri. Mi piacerebbe, ecco. Ma forse è troppo presto o forse non succederà mai.

    P.s. grazie! :)

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  2. credo che la scrittura intesa come 'sfogo', non debba dimostrare niente a nessuno, quindi va bene qualsiasi contorsione mentale venga in testa...

    Potrebbe anche darsi che da lì parta un libro... chi lo sa... non penso esista un metodo universale per arrivare a certe cose...

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    1. Hai ragione. Nel mio delirare ho perso di vista il fatto che per fare certe cose non esistono particolari segreti o istruzioni per l'uso.
      Il fatto è che io inizio sempre col voler scrivere qualcosa "di più" e mi ritorovo sempre e solo a scrivere per me. Forse è destino!

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  3. Anch'io credo profondamente nella scrittura terapeutica, credo sia proprio questo il motivo per cui ho aperto il blog, è bello scrivere a ruota libera, rigettando tutto il caos della mia mente, perché per me principalmente di questo si tratta, puro e crudo caos!
    Ma è veramente terapeutico, non c'è bisogno di un senso o un fine, e magari ti accorgi che anche la cosa che ti sembrava più disastrosa messa per iscritto ha un senso, e in più qualcun altro può anche ritrovarcisi :)

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    1. Mi capita sempre infatti, quando scrivo un post, di pensare che non sia altro che un guazzabuglio di parole con un senso che vedo solo io, e a volte nemmeno! Poi però, dai commenti, vedo che ci sono tante persone che ci si ritrovano e questo è già un risultato! Grazie per essere passata! A presto! :)

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