"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto."
Italo Calvino - Se una notte d'inverno un viaggiatore

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26 settembre 2012

Roba che mi fa incazzare

Me lo spiegate perchè io, all'alba del 2012 (quasi 13 dai, quindi diciamo pure che più che alba siamo all'ora di merenda e di bim bum bam in tv) devo ancora assistere a scene da basso medioevo? Cose che neanche nell'anno mille quando ti aprivano il cranio per estrarti la pietra della follia per curarti il mal di testa. Neanche allora eravamo tanto arretrati.
Troppo spesso mi è capitato di vedere che in ufficio, sia colleghe che capo, tendono a prendere sotto gamba le pratiche di clienti stranieri. Ma solo certi stranieri. Quelli che volgarmente, nel nostro parlare comune, vengono definiti immigrati. Cittadini rumeni, albanesi, insomma, Europa dell'est. E Africa, del sud, del nord, è indifferente.
Che poi, rendiamoci conto che, in realtà, il termine immigrato non identifica solo le badanti polacche o i lavavetri nigeriani, che guardiamo con diffidenza, ma anche i tanti ammerrigani, inglesi, australiani eccetera eccetera che invece guardiamo con le stelline negli occhi perchè chissà che mondo meraviglioso è l'ammerriga, con hollywood e i college e i campus e le pistole nei campus, ma vabè.
Comunque, i nostri clienti stranieri (quegli stranieri scomodi che portano via il lavoro, quei mestieri che i nostri giovani infighettati e connessi non vogliono fare perchè dire che lavori in fabbrica ti fa scopare meno di dire che hai la sifilide) vengono trattati in maniera differente da qualsiasi altro cliente italiano. E non credo che succeda solo in questo ufficio. Se hanno bisogno, vengono richiamati con meno tempestività. Le loro pratiche vengono portate a termine con meno meticolosità, molto à la caz de chien, per usare un termine francese. Pratiche prese in mano quasi svogliatamente, guardate con sufficienza, svolte sbadigliando, messe in coda alle altre anche se sarebbero urgenti.
Perchè?
Perchè è importate fare bella figura, sì, ma solo con gli italiani. Che poi parlano bene di te con altri italiani che poi ti portano lavoro. Gli stranieri invece vengono, fanno, pagano, poi se ne tornano nelle loro caverne trascinandosi dietro la clava e ricominciando a parlare con le bestie, vero?
Perchè "tanto sono albanesi, cosa vuoi che sappiano!".
Non lo so loro cosa sanno (ma se sono arrivati in questo ufficio qualcosa sapranno. Forse sanno anche più di te, per dire), io so solo che alla fine i soldi con cui ti pagano sono gli stessi con cui ti paga un italiano. La stessa valuta, pensa un po' te che roba! So solo che gli italiani limano anche sull'euro del caffè mentre gli stranienri ti danno del lei anche se sei un'impiegatucola del menga come me, che ringraziano e che non chiedono sconto.
So solo che certi clienti italiani ti piombano in studio con i loro iPhone e i loro mocassini e manco ti dicono buongiorno, per non parlare del "grazie", questo sconosciuto. Un'arroganza e una cafonaggine tutta italiana.
Poi ognuno di noi ha i suoi pregi e i suoi difetti, ma questa mentalità da montanari del 1700 e questa chiusura mentale mi danno i nervi. Gente che si dice di larghe vedute snocciolandoti perle di saggezza e si indignano per cose del tipo "perchè se l'uomo ha tante donne è figo ma se una donna ha tanti uomini è una puttana?". Te e le tue larghissime vedute. Tu che sei così avanti che ti sei comprato un paio di scarpe rosse. Uao.
Sapete cosa penso? Che in fondo è vero. Non è vero che siamo tutti uguali. Le razze esistono. Due ne esistono. Quelli che usano il cervello e gli imbecilli. E io sono molto razzista nei confronti degli imbecilli.

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