"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto."
Italo Calvino - Se una notte d'inverno un viaggiatore

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6 settembre 2012

Sono ancora viva. Ed è già molto.

Il rientro al lavoro non poteva essere più faticoso, schifoso, noioso, rognoso e tutti gli -oso che vi vengono in mente.
Due giorni (tre con questo) di rompimento di balle. Tutti i clienti più insopportabili hanno varcato a turno quella porta pronti con le loro richieste assurde che secondo me, in queste tre settimane di chiusura dell'ufficio, si sono scritti da qualche parte, svegliandosi la notte in preda alle convulsioni per la paura di dimenticarsele.
Ed eccoli, quasi in fila come alla Caritas, con il loro foglietto di domande e richieste, varcare la nostra porta. E la mia pazienza, quella gelosamente accumulata e custodita durante le vacanze, puff, via che se ne va.
Del resto, il lavoro è così. Ma sopportare tutto questo e vedere che il dieci del mese la busta è assai magra non migliora il mio umore.
Altra cosa che intacca il mio già vacillante umore, sempre lavorativamente parlando, sono quelli che fanno la predica a chi si lamenta del rientro al lavoro perchè loro un lavoro non ce l'hanno. E' come se mi veniste a fare la morale se mi lamento che non mi piace la cipolla perchè c'è gente del mondo che muore di fame. Allora io vi dico che non è carino lamentarsi del male ai piedi perchè c'è chi i piedi non li ha. Per dire.
Forse sarebbe ora di scandalizzarsi per qualcosa di più serio, dato che siamo circondati di merda.

Avanti pure.

4 commenti:

  1. ...è come non potersi lamentare dell'università perché c'è gente che avrebbe voluto andarci, ma non ha potuto.
    Ma che balls!

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  2. Per festeggiare questo tuo nuovo blog... ho un premio per te... ; D

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