"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto."
Italo Calvino - Se una notte d'inverno un viaggiatore

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9 marzo 2013

Ecco a cosa serve il futuro: a costruire il presente con veri progetti di vita. (Muriel Barbery)

Tra pochi mesi compirò 27 anni.

E niente, con questa consapevolezza, con la morte nel cuore, non posso che sentirmi vecchia.
I 25, vabè.
I 26, ridiamoci su.
Ma i 27, insomma, mica li puoi ignorare.
Sono lì, quei due numeri. Li vedo alti e pesanti. E io soffro di vertigini. E ho la forza di un canarino.

Dov'era mia madre alla mia età?
Aveva me e io avevo 4 anni.
Mia mamma aveva 27 anni quando, una domenica mattina di primavera, mi mise la mia gonnellina a ruota blu e mi portò, su mia precisa e decisa richiesta, a fare i buchi alle orecchie. Quello del giorno dei buchi alle orecchie è uno dei ricordi più chiari che ho della mia infanzia. Mi ricordo che era primavera, che era domenica, com'ero vestita nel dettaglio. Che io, da sola, spontaneamente, avevo chiesto alla mamma di farmi i buchi alle orecchie. Che quel giorno, stoica sullo sgabellino dell'orefice, vidi avvicinarsi la pistola, sentii il pizzico doloroso dell'ago che buca il lobo e non versai nemmeno una lacrima. Io, che avevo paura di tutto. Ricordo che mi mise due orecchini chirurgici d'oro. Uno con un brillantino verde e l'altro con il brillantino blu. Scelti così da me.
Avanzavo quel giorno per la via principale del paese, sentendomi un po' più grande e un po' più coraggiosa. Tenendo la mano alla mia mamma.
Camminavo tra lei e papà, tra la gente, senza pensare che un giorno mi sarei ritrovata qui, grande, con quei buchi alle orecchie perfettamente riusciti e collaudati da anni di orecchini pendenti, ad impressionarmi. Impressionarmi del tempo che passa troppo in fretta. Impressionarmi del fatto che mentre io la guardavo, la vedevo adulta, grande, mamma, lei era appena una ragazza. Come me ora. Che non mi sento affatto adulta ma che mi offendo se mi trattano come una ragazzina.
E mi ritrovo a pensare a cos'ho combinato fino ad ora. A quali traguardi ho raggiunto.
E mi interrogo sul mio futuro, su cosa mi riserverà. Su quando si manifesterà, questo futuro. Perché io, davvero, non lo so quand'è che potrò far evolvere questo presente e trasformarlo in qualcosa simile al futuro. Non so quanto mi sentirò finalmente al sicuro, talmente al sicuro da poter fare questo passaggio. Forse mai. Nemmeno con la persona giusta vicino a me, come ora. Nemmeno con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, come ora. Perché il tempo è tutto tranne che indeterminato. Il tempo ha i suoi paletti e io alcuni di questi li vedo già avvicinarsi.
Forse questi sono tutti pensieri inutili. Forse non ha senso preoccuparsi ora per qualcosa che ancora non esiste.
Spesso dimentico che il futuro altro non è che il presente di domani. Che quando arriverà non ci penserò nemmeno, che sarà solo la conseguenza di azioni compiute gradualmente, iniziate molto prima, forse anche ora, in questo momento.
E spesso dimentico anche che non sto invecchiando, ma sempre e comunque crescendo.

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